Summer ’96

Un gruppo di amici e i loro figli trascorrono insieme parte delle loro estati in Bretagna. Come ogni 15 agosto fanno un grande picnic sull’isola Callot, collegata alla terraferma da una stradina sommergibile. La videocamera di famiglia, di mano in mano, cattura il languore ei rumori dell’estate, i bambini che giocano, la semplicità degli scambi tra tutti.
Ma quest’anno, errore di calcolo, saranno bloccati dalla marea. C’è Bruno che vuole attraversare a tutti i costi, gli altri che non ci credono, la paura dei bambini, soprattutto di Paul, che ancora non sa nuotare. E poi le tensioni, e l’umorismo che non basta a sdrammatizzare il tutto. L’auto viene abbandonata in mare, tutta la banda è costretta a passare la notte sull’isola. Gli adulti cercano di trasformare l’evento in un’avventura per i bambini, ma litigano per chi sia il responsabile.
Tra questi avventurieri improvvisati, Paul. In una notte tutto si catalizza, la figura genitoriale si incrina, la distanza con i piccoli diventa incolmabile, e Paul prende coscienza della sua individualità e della sua finitezza.
Quando inciampa nell’acqua, tutte le paure del giorno vengono rilasciate e aumentano di dieci volte. Annega, per qualche secondo, nella sua sfrenata immaginazione. Ma dopo questa immersione, è il ritorno in superficie. E al gruppo che sonnecchia nel
presto salvato dal marinaio che, per quanto sconosciuto, sarà l’unico testimone della trasformazione di Paolo.